domenica 16 dicembre 2012

Immortale Amata

Ludwig van Beethoven
ritratto di J.K.Stieler 1820



Ludwig van Beethoven
ritratto di C.T.Riedel 1801

…l’opera d’arte più vicina alla perfezione è profondamente determinata dal suo tempo e al contempo lo oltrepassa, giungendo all’atemporalità…

Max Raphael


   




                                                         Oggi 16 dicembre dell'anno 1770
                                                           a Bonn Maria Magdalena Leym
(nata Keverich il 12 nomenbre 1746-1787),
dava alla luce e al mondo intero, colui che avrebbe cambiato il modo di fare e
concepire la musica:
LUDWIG van BEETHOVEN

Ludwig Van Beethoven non ha bisogno di tante presentazioni. Anche per quelli che non amano la musica classica. Tutti sanno della grande figura che questo genio ha rappresentato per il periodo romantico. Tutti conoscono le sue opere più eseguite. Per i cultori del grande maestro invece, è superfluo dire quanto le sue composizioni abbiano fatto di lui il padre della musica espressivamente interiore, spirituale. Decifrabile a qualsiasi udito del cuore. L.v. Beethoven, un uomo prima che un artista. Nella sua vita di musicista non sono mancate presenze femminili, alcune delle quali hanno lasciato segni indelebili nei ricordi del maestro. Donne a volte già impegnate in altre relazioni, o addirittura legate dal vincolo matrimoniale. Fra queste una resta ancora avvolta nel fascino del mistero: 'l’Immortale Amata.' Una donna dall’anima che seppe conquistare il suo tenero cuore, quando invece fu incompreso dai suoi migliori amici per la completa sordità. Una donna che lo amò a tal punto da condizionare la mano del genio, la quale trascurò per un certo periodo la carta dei pentagrammi, sostituendo le note con parole struggenti, per manifestare ciò che il cuore gli dettava. Un cuore appassionato, bisognoso di amore colmo di musica sentimentale e sensuale, quello che soltanto una donna sa donare. E per questa misteriosa ‘Immortale Amata’ l’uomo Beethoven scrive una lettera che rivela di quanta passione fosse capace il suo cuore. Di quanto un vero sentimento possa rendere indissolubile tutto ciò che una vita può unire, ancor prima dei corpi. Di questa lettera ancora oggi se ne discute. Non si è certi se il maestro l’abbia fatta recapitare alla destinataria. Ma tutto fa propendere che l’abbia trattenuta per sé, per non ferire o mettere a pubblico ludibrio questa misteriosa donna.Di certo si sa che è stata ritrovata dopo la morte del musicista, a lato del documento riportato come il ‘Testamento di Heiligenstadt’.
Documento scritto nel 1802 ai suoi fratelli da Vienna, nel quale afferma di volersi suicidare accusando il destino e la sua crudeltà, per avergli tolto quello che più aveva diritto di possedere: l’udito. Ciononostante la privazione del senso, a distanza di poco tempo egli scrisse la ‘quinta sinfonia.’ Una composizione che resterà, per intensità interiore e forza espressiva, la più amata ed eseguita nel tempo. Per chiudere poi il suo tempo mortale con la 'nona sinfonia'. Dove finalmente trova collocazione l’ode del poeta F.Schiller: ‘An die freude’, che il maestro conservava da tempo nel cuore ancor prima che la sordità totale lo colpisse. Beethoven parla di amore eterno, di un sentimento che lega due anime. Dalle parole scritte scaturisce quanto intenso e profondo fosse l’amore che l’univa a questa donna. Ma di quale donna si tratta? Nessuno lo sa. Resta un mistero. Ancora oggi si brancola in ipotesi e congetture. La più considerata fra le possibili candidate resta l’aristocratica signora, Antoine Brentano. L’amore per questa figura femminile – immaginaria o reale? - definita ‘Immortale Amata’ ha condotto l’uomo Beethoven a scrivere di Lei. Sembra assurdo pensare che questa lettera, una dichiarazione d’amore degna di respirare oltre i confini della realtà, non sia mai stata spedita e letta dalla misteriosa destinataria.
Ma i fatti confermano l’assurdità: la lettera fu ritrovata chiusa dopo la sua morte in un cassetto della scrivania a lato del testamento di ‘Heiligenstadt.’
Probabilmente il musicista, privo di udito, ma non di profondi e delicati sentimenti, temendo di non riuscire a tener fede a quell’impegno e promessa d’amore, preferisce ferire la parte più intima del suo essere, chiudendo per sempre la lettera in un cassetto. Se quest’azione fu dettata dall’insicurezza verso un mondo che chiedeva soltanto certezze, e dove la sordità non lo avrebbe aiutato, di certo non fu sollecitata dall’incoscienza. Beethoven era cosciente di quell’amore assoluto, come altrettanto lo era da trattenere definitivamente quella dichiarazione per salvaguardare l’immagine della donna. Colei che ancora oggi viene ricordata come ‘L’immortale Amata’
Lettera all’Imortale Amata, redatta in tre riprese, è ritenuta la più bella confessione d’amore inespresso:


Teplitz, 1812
6 luglio di mattina

-Mio angelo, mio tutto, mio me stesso. – oggi solo qualche parola a ma-tita (con la tua matita) – la camera me la potranno fissare soltanto domani, quanto tempo sprecato per simili inezie – perché questo dolore profondo, dal momento che è necessario – Può il nostro amore esistere altrimenti, se non le-gato ai sacrifici e alla rinuncia a pretendere tutto, che si può fare, se non sei interamente mia; se non sono interamente tuo – O Dio guarda quanto è bel-la la natura e non ti turbare per ciò che deve essere – l’amore esige tutto e con piena ragione, così e di me con te e di te con me – dimentichi così facilmente che debba vivere per me e per te, fossimo interamente riuniti né tu né io pro-veremmo questo dolore – il mio viaggio è stato tremendo, sono arrivato qui ieri alle quattro di mattina, mancavano i cavalli così la posta ha dovuto cambiare iti-nerario, ma che orribile strada, all’ultima stazione mi avevano sconsigliato di viaggiare di notte, di guardarmi dall’attraversare un certo bosco, ma ciò che mi ave-va invece stuzzicato – e ho avuto torto, con tutti quei sobbalzi su un fondo appena sterrato, la carrozza avrebbe potuto non farcela e con due postiglioni me-no abili dei miei, sarei rimasto bloccato a metà strada – a Esterhazi non è andata meglio sulla strada normale, coi suoi otto cavalli contro i miei quattro – Anzi, io mi sono persino divertito come mi accade sempre in caso di scam-pato pericolo – ma non torniamo in fretta dalle cose esterne a quelle interne, ci ri-vedremo presto, anche oggi non posso comunicarti le osservazioni che ho fat-to in questi ultimi giorni a proposito della mia vita – se i nostri cuori fossero sempre vicini l’uno all’altro, non mi sarebbero certo venute in mente, ho il cuore che scoppia di cose da dirti – Ah – ogni tanto penso che le parole non siano in grado di esprimere nulla – sii serena, continua ad essere il mio fedele, unico tesoro, il mio tutto, come io lo sono per te; il resto, quello che ci potrà e ci dovrà accadere, saranno gli dei a deciderlo.-
Il tuo fedele Ludwig

Lunedì 6 luglio sera
Tu soffri, tu, l’essere a me più caro – in questo momento m’informano che le lettere  devono essere consegnate molto presto al mattino. Lunedì – gio-vedì gli unici due giorni in cui la posta parte di qui per K. (Karlsbad, stazione termale. Aggiunta personale) - tu soffri – Ah, dove sono io, ci sei anche tu con me, parlo con me e con te, faccio come se potessi vivere con te, che vita!!! Senza di te – perseguitato qua e là dal-la bontà degli uomini che credo – così poco di voler meritare e che merito co-sì poco – L’umiltà dell’uomo verso l’uomo – mi fa male – e se mi considero nel quadro dell’universo, che cosa sono e che cosa è colui – che chiamiamo il più grande – e tuttavia – anche qui c’è il divino dell’uomo – mi viene da pian-gere al pensiero che tu riceverai le mie notizie probabilmente non prima di sa-bato -. Per quanto tu mi possa amare – il mio amore per te è ancora più forte. – e mai starmi nascosta – buona notte – come frequentatore dei bagni devo andare a dormire – O Dio – così vicini! Così lontani! Non è forse un vero edificio celeste il nostro amore – ma anche solido co-me la volta del cielo. – 

Buon giorno 7 luglio 
a letto i  miei pensieri sono già rivolti a te, mia amata immortale, ora lieti, ora di nuovo tristi, nell’attesa che il destino esaudisca i nostri desideri – posso vivere soltanto unito strettamente a te, non altrimenti, sì, ho deciso di errare lontano finché non potrò volare nelle tue braccia e sentirmi perfettamente a ca-sa accanto a te e lasciando che la mia anima, circondata dal tuo essere, entri nel regno degli spiriti – purtroppo così deve essere – ti rassegnerai, tanto più co-noscendo la mia fedeltà verso di te, nessuna altra donna potrà mai possedere il mio cuore, mai – mai – O Dio perché doversi allontanare dall’oggetto di tan-to amore, la mia vita a V. è ora miserevole – il tuo amore ha fatto di me il più felice e nello stesso tempo il più infelice degli uomini – alla mia età avrei bisogno di vivere in modo uniforme senza scosse – ma è ciò possibile nella no-stra situazione? – Angelo mio, mi dicono ora che la posta funziona tutti i gior-ni – quindi chiudo affinché tu possa ricevere la lettera al più presto – sii calma, solo contemplando con serenità la nostra esistenza potremo raggiungere il no-stro scopo di vivere insieme – sii calma – amami – oggi – ieri – Quanta nostal-gia, quanto rimpianto di te – di te – di te – mia vita – mio tutto – addio – ti prego continua ad amarmi – non smentire mai il cuore fedelissimo del tuo amato
L.
Eternamente tuo
Eternamente mia
Eternamente nostri


Questa lettera è stata scrupolosamente tradotta dal facsimile pubblicato dalla Beethoven-Haus nel 1986.
I trattini, che suppongono una ‘pausa’, tipici dello scrivere Beethoveniano, sono riportati tutti, come da originale. Essi dimostrano quanto lo spirito del genio fosse di natura passionale e sempre in agitazione. Queste ‘pause’, se viste come gocce sospese nell’aria, altrettanto si possono sentire come ‘sospiri’ trattenuti nel cuore.
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...il video musicale, che consiglio di ascoltare, contiene il secondo movimento del concerto per pianoforte e orchestra: 'Emperor' nr 5 in Mib maggiore op.73

E' stato l'ultimo concerto per pianoforte scritto dal maestro tra il 1809 e  il 1811 poi dedicato all'Arciduca Rodolfo suo protettore.

E proprio in questo periodo il cuore di Beethoven palpita d'amore per la sua 'Immortale Amata.' Ascoltando il suono delicato e appassionato  di questo brano, con l'introduzione degli archi che fanno pensare al maestro trasceso, assorto su ciò che deve scrivere alla sua amata, s'intuisce quanto ogni nota del piano sia intrisa di un sentimento tenero che via via si agita sognando desideri incompiuti...

a queste incantevoli note, io lascio questi pochi versi,
 certo che dall’alto del suo silenzio, il genio che ha commosso il mondo
 li canterà col cuore, perdonandomi con una lacrima e un sorriso:


Mio angelo mio tutto
Ti prego taci e ascolta
Mira a lungo il cielo
Questa notte

Lassù ho scritto
Le nostre note
Fra luna e stelle
Come eterni amanti

Sì amanti un tempo
Paradiso e inferno
Generò per noi
Inesorabile sorte

Pochi giorni
Poche ore
Pochi istanti
Brevi infiniti

Lo stesso tempo
E il nulla è tutto
Che altro mondo non avrà
E non avran le stelle


My angel, my all
Please shut up and listen
looks long at the sky
tonight

I wrote up there
Our notes
Between the moon and stars
As eternal lovers

Yes lovers a time
Heaven and Hell
Begot for us
inexorable fate

A few days
A few hours
A few moments
short endless

The same time
And nothing is everything
What else world will not have
And will not have the stars

                        ©Sergio Dellestelle









Ludwig van Beethoven muore a Vienna il 26 marzo del 1827.

PS. Chi volesse leggere il sunto biografico che ho scritto su Beethoven, lo trova postato su: 'L'universo Dell'Arte' In google+

sabato 1 dicembre 2012

musica e poesia


...musica e poesia; poesia e musica; e l’eterno respiro nacque da questo bacio...



..la musica: vibrazioni dell’aria che salgono e scendono, corrono, camminano, per giungere a volte come suoni indistinti che, discreti, parlano o sussurrano alle anime. Ahimè! La tua anima è molto sofferente. Vuole essere accarezzata così, come una foglia d’autunno che cade leggera...

 … la poesia: straordinaria potenza di anime sonore. A volte si crede a un mondo indefinito e sconosciuto, svelato dalle angosce, dalle urla di un cuore colmo di armonia. Pare che esso dica sottovoce: eccomi davanti a voi, afflitto fino alle lacrime, quando ascolto i vostri versi cantare; ah, anime sonore, lasciatemi entrare…

…musica e poesia, unisono perfetto che volge direttamente ai sentimenti, tanto,  da separare il respiro del cuore da quello della ragione, ottenendo così un’intensità di espressione irraggiungibile da altre forme artistiche. Un divino legame che può raggiungere vertici elevati di emozione, tali da impedire, a volte, alle labbra il bacio di due sole parole: ti amo.


sogno d'amore di Franz Liszt
video con foto d'epoca con Liszt e Chopin


ho bisbigliato
ti amo
guardandoti negli occhi
per vederli perdersi nei miei
l’ho sussurrato riverente
come quando miro le stelle

dirti amo
vederti nel giorno
e nella notte
udirti dolcemente fluire
in una cascata di suoni
dentro a un cuore impazzito
dentro a un corpo tremante

guardarti e amarti
di un amore fragile
tenero e violento
disperato e felice
dentro a un attimo
di quiete smarrita

ho bisbigliato
ti amo
trafitto è il respiro
e nulla e tutto
è più possibile pensare
più possibile dire

un attimo eterno
racchiuso in una
ineffabile emozione
che incontenibile
già è scesa
in musica di parole

I have whispered 
I love you
looking in your eyes
to see them get lost in my
I have whispered reverently
like when I aim at the stars

tell you love
see you on the day
  and in the night
hear you gently flowing
in a waterfall of sounds
inside a heart crazy
inside a body trembling

look at you and love you
a fleeting love
delicate and violent
hopeless and happy
in a moment
of quiet lost

I have whispered
I love you
  pierced is the breath
and anything and everything
is no longer possible to think
longer possible to say

an eternal moment
enclosed in a
ineffable emotion
that uncontainable
it already has fallen
in the music of words

                                                                    ©Sergio Dellestelle

lunedì 12 novembre 2012

Come potrei

Leonardo da Vinci:volto di donna
sanguigna su carta di Sergio Celle 




amare è cosa comune; amarsi è molto raro.
L'amore è una legge, la reciprocità in amore, un caso...
R.F.A. Prudhomme

...gli uomini sensuali dovrebbero capire che dai rapporti con la donna, si potrebbero ottenere piaceri tanto più delicati e seducenti, quanto più la si rispetta...










                      a queste intime note 
               scritte da un passionale Chopin 
                      io lascio questi versi 
             dedicati a tutte le anime innamorate 



anima
come potrei non amarti
quando nel finito dei minuti
cerco le tue labbra
e sempre
in ogni attimo che lascio
vorrei baciarle

come potrei non amarti
quando tacita e senza meta
cupa erri in ogni luogo
e nell’eco del tuo respiro
cerco il suo rumore

come potrei
quando t’abbraccia la luna
e biancheggia la tua pelle
e piena traccia le tue curve

come potrei
come potrei non amarti
quando scorre una mano
e inquieta sulla carta scrive
e riflettono i tuoi occhi
come due cristalli vivi

e quando 
tu sola leggi nelle stelle
ciò che dipinge il cielo
nella notte

come potrei non amarti
allorché senza sapere
un’anima ama
come non sa amare altrimenti

  soul
How could I not love you
when finished in the minutes
I look for your lips
and always
in every moment that I leave
I would like to kiss

How could I not love you
when silent and aimless
dark err in any place
end the echo of your breath
  do I seek its noise

how could I
hugs you when the moon
and whitens your skin
and full track your curves

how could I
How could I not love you
 when running a hand
restless and writes on paper
and reflect your eyes
as two crystals alive

  and when 
you only read in the stars
that paints the sky 
in the night

How could I not love you
without knowing when
a soul loves
how can not love otherwise

                    ©Sergio Dellestelle

venerdì 2 novembre 2012

Amore e morte

David del Caravaggio. 
Galleria Borghese.
Ultimo autoritratto del maestro
 che avrebbe prestato 
 le sue fattezze 
al gigante abbattuto.
Sanguigna su carta di Sergio Celle.


               
                 quando gli eterni fari della notte
si accendono uno dopo l’altro
a riempire il cielo
io sento il greve della vita
pesar sul mondo
e sento l’innocente mano della morte
aprirsi ai quattro poli
per chiudersi fremente di diletto
strappando un ennesimo respiro




   





Amore  e  Morte

Oggi nel nostro paese, poiché ammetto di non sapere cosa facciano gli altri, è la giornata dedicata alla commemorazione dei cari estinti. Che cosa sia la morte, in senso letterale, è chiaro a chiunque: la cessazione della vita. Che avvenga per cause diverse, come la morte immatura, naturale, lenta, improvvisa, violenta, apparente, reale, è una realtà. Però non penso sia politicamente corretto affermare, che poco importa come si muore, poiché prima o poi si deve morire. No! Quando la vita è tolta, strappata, sradicata nelle sue radici ancora forti, tacitata con violenza ed efferatezza, non è più finire secondo il processo naturale voluto da un buon Dio . Come ad esempio le recenti morti causate dall’uragano Sandy abbattutosi nel nord America. Circa un centinaio di morti. Un numero all'apparenza piccolo se raffrontato a catastrofi di notevoli dimensioni. Ma difronte all'essenza della vita, il numero perde il suo valore. Anche se trattasi di vite cadute per l’indipendente violenza della natura. Ed è anche politicamente corretto che se ne sia parlato per alcuni giorni nei vari notiziari televisivi.
Ma scusatemi se oggi, io ne voglio ricordare tutt’altre: quelle che nessuno di noi vorrebbe ricordare perché spazzate via da un’empia volontà umana, indegna a riconoscere la sacralità di esistere. Una volontà che risuona nelle menti di quei pochi potenti che per stupidità incontrollata, gestiscono le sorti del mondo. Menti che si ergono a demiurghi creatori del male. Menti prive di quell'amore che unisce nella fratellanza e tolleranza. Le vite che oggi vorrei commemorare, sono quelle cadute senza colpa nella guerra civile ancora in corso in Siria. Una indicibile guerra che ogni giorno spegne il sorriso di tanti bambini, e i sogni di tante madri e altrettanti padri. E tutto nel quasi silenzio del mondo. Giustamente si trasmette in diretta il percorso malefico dell’ultimo uragano, ma poco o niente di tutti gli innocenti che muoiono per l’assurda crudeltà di chi detiene il potere. E qui mi viene da urlare: “USA, dove diavolo sei?” “Potenti che dirigete le grandi orchestre dei profit multimiliardari,  dove siete?” E di più, cosa fate?” E ancora mi viene da urlare: “Amore, che unisci i cuori degli uomini, dove sei caduto?” “Amore, sei forse stanco di amare?”  “Sei caduto anche tu sotto una silente coltre di polvere?”

deplorevoli azioni di guerra
 dove  a sorridere
è soltanto la morte
amorevoli sorrisi di bimbi siriani




 dedico il secondo movimento della 
settima sinfonia di L.v.Beethoven e i versi 
in terzine a tutte le anime colpevoli di innocenza 



Candide voci smarrite
Cieli di angeli infranti
Di gabbiani voli spezzati

Cuori sommersi di terra
Di sangue piene le zolle
Di lacrime laghi le orme

Amore quanto ti ho cercato
Disperato alienato perduto
Fra mille corpi senza vita

Pietra e su pietra cadute
Come grevi grani di sabbia
Su corpi vestiti di morte

Fra macerie di ossa innocenti
Ancora boati e strilli nell’aria
Quando silente polvere piange

Amore a lungo ti ho cercato
Fra i cuori amici dei nemici
E il vano e l’invano dell’odio

Amore sempre ti ho cercato
Fra puri angeli e neri diavoli
Caduti senza urlo di vittoria

Ad ogni polo ti ho cercato
Fra i tanti cuori del mondo
E ancora non ti ho trovato

Amore per l’uomo sei nato
Amore per l’uomo tu muori
Amore ancor l'uomo tu ami

Candide lost voices
Angels of heaven broken
Broken flights of seagulls

Hearts of submerged land
Full of blood clods
Lakes of tears in the footsteps

Love how much I have you searched
Desperate alienated losted
Among a thousand bodies without life

Stone and by stone falls
How heavy sand grains
Clothes on the bodies of dead

Among the rubble of bones innocent
Still roars and shrieks in the air
When dust silent cries

Love long I've been searched
Between the hearts of the enemies friends
And the vain and the vain hatred

Love you always soughted
Between pure angels and devils blacks
Fallen no shout of victory

I've been searched at each pole
Among the many hearts of the world
And yet I have not found you

Love for the man you were born
Love for the man you die
Still love the man you love



                        ©Sergio Dellestelle

mercoledì 17 ottobre 2012

Frédéric Chopin



Frédéric Chopin  ritratto da M.Wodzinska 
nel 1836
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Oggi, 17 Ottobre del 1849, si spegneva a Parigi, dopo una lunga e sofferente agonia per tisi, il “poeta del pianoforte”: Frédéric Chopin.

Il nome di Chopin è molto familiare nell’800; e tale resterà, senza contrasto alcuno, fino a che l’arte della musica avrà vita.
Il genio Chopin ebbe un immediato riconoscimento. Non solo egli raggiunse in breve la fama – ciò che di rado avviene quando si tratta di un compositore – ma la sua andò sempre crescendo.
Agli ascoltatori stupiti, le sue composizioni producevano una indimenticabile impressione, tanto era la bellezza delle sue armonie. Come l’intensità con cui esprimeva la passione, l’eleganza di uno stile del tutto nuovo e personale. Combinazioni musicali fascinose per le fioriture melodiche, le quali sapevano incarnare la dignità e la raffinatezza caratteristica della razza polacca, e insieme il fervore della  fede patriottica.
Un secolo più tardi, musicisti e pubblico non erano meno sorpresi e impressionati dall’espressione del genio chopiniano. Un genio che nessuno poté negare nell’originalità delle sue composizioni da far ascendere il pianoforte da posizione secondaria, all’altezza di primissimo strumento musicale.
Si crede a torto da taluni che la fama duratura di Chopin debba piuttosto venire attribuita alla sua esistenza infelice; alla malattia che lo oppresse per la maggior parte della sua vita; al tormento che soffrì per la sua Polonia adorata; all’accoramento per quella sua vita incompleta che non gli permise mai di raggiungere la felicità  alla quale aspirava. Queste cause esistettero, è vero, da attirare sul cagionevole maestro le simpatie particolarmente del mondo femminile. Ma se deve il suo posto fra i grandi geni musicali, è soltanto grazie ai pregi della sua musica innovativa che elesse a sommo grado il periodo del romanticismo.
A  soli 21 anni lascia il suo paese natale, e il suo primo amore non compiuto (Maria Wodzinska), per Parigi. Meta raggiunta dopo un breve e infausto soggiorno musicale a Vienna. Un Chopin consapevole della già raggiunta perfezione tecnica pianistica e non meno di compositore, che pensa sia più facile conquistare una Parigi anche se colma di tanti giovani talenti. Ma anche inconsapevole del suo delicato stato fisico, cagionevole di salute e dall’aria malinconica per la nostalgia della sua terra. Ma se da una parte il destino aveva già decretato per l'astro nascente una breve esistenza, dall'altra lo aveva dotato di due mani figlie del vento, piene di grazia e dalla linea aristocratica.
Arrivò a Parigi portando con sé uno scrigno d'argento donatogli dai suoi migliori amici, colmo di terra di Polonia. Gli fu donato per non fargli dimenticare a quale nazione appartenesse, e quanto la sua terra lo avrebbe sempre amato. Assieme allo scrigno, una rosa riposta in una lettera: l’ultima fra le tante della sua amata Maria Wodzinska, la stessa che lo ripudiò per un infelice e breve matrimonio. L’amore del popolo polacco per la patria è sempre stato simbolo di un viscerale legame patriottico. Frédéric Chopin non lo poteva immaginare, non fece più ritorno alla sua amata terra.
A Parigi si lega di una affettuosa amicizia con il più grande virtuoso del piano, riconosciuto in tutta Europa, Franz Liszt.
Alla tastiera il giovane polacco mostrò un tocco soffice, puro, ardente, ma la sonorità era troppo delicata, esile, come il soffio di un cuore innamorato senza speranza. Note musicali che parlavano come sublimi versi poetici. Melodie che lasciavano una carezza nell’anima per la loro dolcezza soffusa. Sonate che non si prestavano per una grande sala da concerti. Infatti egli amava suonare, improvvisando anche per ore, presso i salotti più aristocratici di Parigi.
Oltre le serate da camera, per mantenersi iniziò a impartire lezioni alle signorine dell'aristocrazia. Insegnava a cinque o sei allieve in un giorno, per 20 franchi a lezione: l'equivalente di circa cinque euro di oggi.
Suonava in modo brillante, indimenticabile, in piccole riunioni di persone amanti della bella musica.
Aveva una carrozza, un domestico, e portava sempre guanti bianchi. L’eleganza era un lusso cui non avrebbe mai rinunciato. Anche nei periodi meno fortunati.  
Chopin fu definito «il poeta del pianoforte». Lo si ricorda più per i suoi celebri notturni. Ma nondimeno per i suoi walzer, mazurche, polonaise, studi, scherzi e ballate. Per finire con i preludi scritti durante il soggiorno maiorchino in compagnia della sua ultima prova sentimentale: George Sand. Un soggiorno quello di Maiorca, ricordato più per l’insistente e continua pioggia che per gli attacchi violenti di tosse sanguigna. Fra i vari preludi, George Sand, (pseudonimo di Amandine Aurore Lucile Dupin) definì ne la “Histoire de ma vie”,  il ‘Preludio delle gocce di pioggia’ proprio perché composto in una notte di forte tempesta.   
Non compose praticamente nulla per altri strumenti, o per voci.
Il pianoforte era un prolungamento della sua persona, un'intima e obbediente parte di lui, così come le corde vocali di una primadonna del canto sono parte di lei.
Questa comunione quasi corporea gli diede la possibilità di eseguire col pianoforte cose che non erano mai state provate e nemmeno pensate prima.
Gli schemi ritmici che Chopin scelse per la sua musica erano spesso quelli tradizionali, come la mazurka o il valzer. Il vino novello, frizzante, che egli versò in queste vecchie bottiglie le trasformò arricchendole in bellezza e novità.

Il febbrile ritmo di vita parigina e la tormentata permanenza a Maiorca, presso la Reale Certosa di Valldemosa, minò la già precaria salute di Chopin. La stessa malattia ereditata dal padre, la tisi.  Patologia oscura che allora non lasciava scampo, fu la causa della penosa sofferenza e una lunga agonia che condusse alla morte alla sola età di 39 anni l’infelice genio polacco. Fra le tante composizioni di Chopin, oggi vogliamo ricordarlo con la sua sonata per piano No2 op.35  ‘Marcia Funebre’. Composizione che tutti i più grandi interpreti del pianoforte, si sono cimentati. E che ancora oggi viene suonato nei maggiori concerti per pianoforte a lui dedicati.

Ho preferito ricordare l’essenziale musicale di Frédéric Chopin, piuttosto che la sua  esistenza tempestosa, costellata di sofferenze fisiche e interiori.

Fryderyk Franciszek Chopin, il cui nome è noto anche nella variante francesizzata Frédéric François Chopin, nasce a Zelazowa Wola il 22 Febbraio 1810 e muore a Parigi il 17 Ottobre 1849.


Chopin a Parigi. Ritratto da. E. Delacroix
                  

a questo intimissimo brano, eseguito dalla grande 
Valentina Igoshina,  dedico questi versi per
 ricordare un felice incontro  durato quanto
     il tempo di un bacio all'alba di un tramonto

        


Per non dimenticarti

Oggi su queste note
Che trafiggono l’aria
E il respiro di un amore
Io piango il tuo silenzio

E su queste e non altre
Giunse il primo sguardo
Il concerto d’un sorriso
Il nostro primo incontro

Su questa dolce melodia
Scrivere doveva un bacio
Dall’alba di un tempo
Al tempo d’un tramonto

Su questo triste canto
Il nostro primo bacio
Breve bacio di un’alba
Di un tramonto l’addio

Così breve il nostro amore
Di ieri gioia il tuo respiro
E di oggi tacito il silenzio
Che tutto ti riveste il corpo

Su questa dolce melodia
Io solo resto prigioniero
Di una infinita lacrima
Che non scende nell’oblio

E su queste immortali note
Il sorriso di un breve amore
E su questo o dolce morte
Rubato tu le hai la vita



Not to forget you

Today on these notes
That pierce the air
And the breath of love
I cry your silence

And on these and not others
Came the first look
The concert of a smile
Our first meeting

On this sweet melody
Had to write a kiss
Since the down of time
At the time of a sunset

On this sad song
Our first kiss
Brief kiss of a sunsire
Of a sunset farewell

So short our love
Yesterday’s joy your breat
And today’s tacit silence
Everything your covers the body

On this sweet melody
I only rest prisoner
Of an infinite tear
That does not fall into oblivion

On these immortal notes
The smile a short love
And on this or sweet death
You have stolen her life


                            ©Sergio Dellestelle

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