mercoledì 27 giugno 2012

Juliette Greco - Les Feuilles Mortes


Juliette Gréco 7 Febbraio 1927. Una voce che canta dal cuore  per raggiungerne altri...soltanto prima di lei, un'altra voce  usciva  direttamente dal cuore da confondere l'aria e il respiro del canto: Edith Piaf.  Scomparsa a soli 48 anni. A questi due angeli immortali, io debbo la conoscenza di un altro immortale: Jacques Prévert. Le sue 'Foglie Morte' vivranno sempre nella memoria di due voci divine...a Juliette volano questi umili versi:



che sia l’ultimo volto
che vicino oso guardare
 che distante posso sognare

che sia l’ultimo sguardo
che caro si chiude nel cuore
  che dolce accompagna la notte

che  tua sia l’ultima voce
che gira nel vento e nell’aria
 che io possa sempre cantare

che sia l’ultimo nome
che sempre scrivo e riscrivo
 che sottovoce leggo nel cielo

che sia tutto questo e non altro
che eterno giaciglio divenga
tuo l’ultimo soffio d’un canto


                                                               ©Sergio Dellestelle

domenica 24 giugno 2012

al cuore




 
...qui un cuore ferito può posare il suo fardello...


Al cuore

s'impoverisce il mondo
quando un cuore nobile e generoso
è incompreso
quando costretto nella solitudine
si contrae in silenzio
quando colmo d'amore
naufraga nell'oblio
quando i doni suoi
si perdono come foglie al vento
quando la sua ineffabile bellezza
cade negletta
e quando il suo ampio respiro
ansima nell'indiferrenza
s'impoversisce il mondo

At the heart

 it impoverishes the world
when a noble and generous heart
is misunderstood
when forced into solitude
it contracts in silence
when filled with love
sinking into oblivion
when the gifts her
 they are lost like leaves in the wind
when its ineffable beauty
falls neglected
and when his wide-ranging
pants in the indifference
it impoverishes the world

©Sergio Dellestelle



sabato 23 giugno 2012

alla luna


Che fai tu luna in ciel? Dimmi che fai silenziosa luna?
'canto del pastore errante dell'Asia'



                                                    
Alla luna

vagabonda e solitaria luna
che sempre miri
e sempre cangi
che timida sorgi
e certa vai
fra mari d’un oceano senza bordi
che fiera scendi
e che illimitata risorgi
fra perle di antico splendore

è nella notte
che spargi il tuoi segreti
che tacita rifletti
e candida come un giglio
tutto biancheggi intorno
dove un solo amore indugia
e tutto scorre e non rifugia
to the Moon

wandering and lonely moon
that always aims
and always changes
timid that you rise up
and some go
between of an ocean without borders
that fair downs
and unlimited rise again
between beads former glory

is in the night
that the scatter your secrets
that tacit reflect
and white as a lily
Whiten all around
where one love lingers
and everything flows and refuge

©Sergio Dellestelle

giovedì 21 giugno 2012

Il papavero e il quadrifoglio


Gioco di luci
cambiando prospettiva
papaveri ocra

Haiku di Serena Bucci








Il papavero e il quadrifoglio

un istante
uno soltanto
per dirti che altri mai
più non saranno
più non sarà un solo vento
nel labirinto dei tuoi capelli

e al tuo udito
più non canterà Eco una parola
allorché ancora una volta
tornerai vestito di rosso velluto
fra mille quadrifogli color smeraldo

e quando ancora
scuro l’abito del cielo
bagnerà una solitaria pioggia
tu resterai solo
tremulo papavero

un istante
soltanto uno
e più non sarà un solo Sole
a bruciare la tua pelle
l’aria e il tuo respiro
lo stesso che arde nel tuo corpo

irresistibile e divorante
è la passione che t’agita
tremulo papavero
né il tuo viso color vermiglio
né i tuoi occhi come due fiamme
destano il desiderio di mille quadrifogli

perché solo?
non un simile
nella piatta terra color smeraldo
nessuno per dirti
sei bello

nemmeno lei
lei che mai c’è stata
e l’aria e il Sole e il vento
tutto t’ama

se solo un quadrifoglio
uno di mille soltanto
ti donasse un quarto del suo intero
rossa t’apparirebbe la luna.


©Sergio Dellestelle
The poppy and the four-leaf clover

an instant
only one
to tell you that others never
will no longer be
will no longer be a single wind
in the maze of your hair

and your hearing
Eco no longer sing a word
when once again
come back dressed in red velvet
a thousand emerald shamrocks

and when yet
the dress of dark sky
bathe a lonely rain
you will remain only
tremulous poppy

an instant
just one 
and will no longer be a single Sun
to burn your skin
the air and your breathing
the same burning in your body


irresistible and all-consuming
is the passion that shaking you
tremulous poppy
nor thy face vermilion
nor your eyes like flames
arouse the desire of a thousand shamrocks

because only?
not such a
in the flat earth emerald
no one to tell
you are beautiful

nor did she
she that there ever was
and the air and the sun and the wind
loves you all

if only a four-leaf clover
one of only a thousand
might give you a quarter of its entire
red you would look at the moon.

mercoledì 20 giugno 2012

Libertà


libertà di quali misfatti ti sei macchiata per
ritrovarti ovunque incatenata
.....................................................




Libertà
a volte soffri
vorresti possedere ali di vento
per poter volare in libertà
senza affanni
per poterti posare
dove nessuno si posa

a volte soffri
vorresti possedere la libertà
che vola ovunque
in tutti i cieli
su ogni terra
su tutti i mari
ovunque respira la vita


a volte soffri
vorresti essere posseduta
senza possedere
essere libera senza libertà
volare senza ali di vento
e posarti sempre
ovunque respira la vita
Freedom
sometimes you suffer
you would like to possess 
the wings of the wind
to be able to fly free
no worries
to be able to lay
where no one rests

sometimes you suffer
would you like
to have the freedom
flying everywhere
in all the heavens
on each floor
on all the seas
everywhere breathes life

sometimes you suffer
you want to be owned
without possessing
be free without freedom
fly without wings of the wind
and you always to pose
everywhere breathes life


©Sergio Dellestelle

Giacomo Leopardi

Giacomo Leopardi
Recanati 1798 - Napoli 1837


...oggi 14 Giugno, di ieri 1837, si spegneva a Napoli l'uomo degli uomini: Giacomo Leopardi. Ritenuto il maggior poeta dell'ottocento. Ma per alcuni, e per me soprattutto, il maggiore di sempre. Oggi io lo voglio ricordare con un canto di parole rivolte alla sua tormentata giovinezza. La stessa, che poi ricorderà in una lettera tristissima, inviata all'amico Giordani con queste parole: "...io mi sono rovinato con sette anni di studio matto e disperatissimo in quel tempo che mi s'andava formando e mi si doveva la complessione. E mi sono rovinato infelicemente e senza rimedio per tutta la vita, e rendutomi l'aspetto miserabile, e dispregevolissima tutta quella gran parte dell'uomo, che è la sola a cui guardino i più..."

...aveva soltanto vent'anni e già le sue lacrime erano come infinite gocce di pioggia...



a questo notturno scritto dal poeta del pianoforte 
aggiungo il mio Canto
 quale dedica al giovane poeta G.Leopardi




Canto
delicato fanciullo
di viso bianco velluto
e di chiaro cilestre gli occhi
disgiunte le ossa
e logore le carni
che corpo s’inchina
al primo Zefiro soffiando
tuo l’acerbo frutto
disceso dall’albero di Fato
e ancor prima maturato
che il padre delle muse
fecondasse l’informato fiore

delicato fanciullo
sopra gl’innalzati sensi
timido e compiuto di pudore
non una gioia
né un caro amore
come di donna
non una carezza
a quell’immenso cuore
soltanto volti di lusinghe
e disattesi baci
di un disperatissimo
 e ingrato sapere

delicato fanciullo
di quali vaghezze
hai corso il tempo
in trattenuta voluttà
quando di tanto e tutto
racchiuso ha  il bello
 nell’attimo che muore
che infinito e vano
in antica scorza
ora silente giace
sepolto di radici
dell’età tua più bella

Song

delicate child
face of white velvet
and clear blue eyes
disjointed bones
and worn meat
that body he bows
the first Zephyr blowing
your the bitter fruit
descended from the tree of Fate
and before accrued
the father of the Muses
fertilize the flower informed

delicate child
raised above the senses
shy and accomplished ​​of shame
not a joy
or a dear love
as of a woman
not a caress
in that huge heart
only the faces of flattery
and dismissed kisses
of an desperate
and ungrateful to know

delicate child
of such vagueness
you during the time
withheld in pleasure
when every now and everything
has enclosed the beautiful
in the moment that dies
and that infinite futile
in ancient rind
now lies silent
buried in roots
age your more beautiful

©Sergio Dellestelle

lunedì 18 giugno 2012

Il tuo corpo



..Dio mirò la Terra e sorrise...e subito fu un corpo: il tuo. E si compiacque di te, donna.

Bolero di Ravel




Il tuo corpo

oggi ti guardo
tiepido Sole d’estate
con occhi perduti t’abbraccio
quando di luce scolpisci
il suo corpo di donna:

seni splendenti
ventre pensieroso
chiare colonne
come marmo di Grecia

glutei di seta vestiti
rotondi e accesi come due Lune
uniti e separati
come due perfetti gemelli

la rosa ardente di Amore
tu colori in delicata svolta
quando le sue tenere labbra
sono petali che s’aprono
fiore di rosa

e quando in candido rivo
schiude il desiderio
infinite gocce
in gemme di madreperla

io avvampo e cado
e nulla posso
nei caldi sussurri
che bagnano gli argini
di una voluttuosa curva

Your body


today I look at you

warm summer Sun

I embrace you with lost eyes

when of light sculpt

the woman's body:



breasts shining

womb thoughtfully

clear columns

such as marble of Greece



buttocks silk clothes

round and bright as two moons

united and separated

like two twins



the rose of love burning

in delicate colors you turn

when her tender lips

have petals that open

rose flower



and when in pure brook

opens the desire

endless drops

gems in mother of pearl



I inflamed and fall

and nothing can

in warm whispers

that bathe the banks

a voluptuous curve



©Sergio Dellestelle

Lei e la luna

immagine prelevata dal blog 
di un'amica: Serena




Perennemente
nella sera serena
vedere le stelle
Per te Venere splende
e fremente è Selene
 
(Tanka di Serena Bucci)






Chiaro di luna 'quai una fantasia'
L.v.Beethoven op14


Lei e la luna

corolla di rosa
di lei è la bellezza
non hai occhi per vederla
ingenua e rotonda luna

sempre monotona e precisa
t’affacci alterna
e sempre
nell’orme degl'eterni giri
tacita a ogni passo
sussurri dell’amore

rotonda luna
non hai occhi per vederla
né labbra per baciarla
né della pelle ubriacarti
puoi dei suoi profumi

né possiedi cupidi seni
dove quieto è cullarsi
né della grande venere
che d’eros è unico fiore
come d’eros è unico mare

niente di tutto questo
che di lei
bellezza fa infinita grazia
tu non hai silenziosa luna

dimmi eterna compagna
perché ti miro sera dopo sera
notte dopo notte
e nel tuo giro lontano
perché trepido ti seguo?

Perché
nulla sorride più nell’aria
e intorno tutto oscura
e rattrista un cuore?

ingenua e rotonda luna
di lei non vedi la bellezza
ma sai tutto
quand’io ancor non so
e solo in te la vedo.

She and the moon

corolla of rose
of she is the beauty
you do not have eyes to see it
naive and round moon

always monotonous and precise
you look alternates
and always
in the footsteps of the eternal laps
tacit at every step
whispers of love

round moon
you do not have eyes to see it
nor lips to kiss her
nor of his skin drunk
you can of his perfumes

nor have greedy breasts
where quiet is lull
nor of the great venus
that of eros is unique flower
as of eros is unique sea

none of this
that her
beauty is infinite grace
you do not have silent moon

Tell me eternal companion
because I look at you evening after evening
night after night
and turn away your
anxious because I follow you?

Why
nothing more smiles in the air
and all around dark
and a sad heart?

naive and round moon
she did not see the of beauty
but you know all
even when I do not know
and only you see it.

©Sergio Dellestelle

sabato 16 giugno 2012

Il suono della linea curva

da Jan Veermer
carboncino e matite su carta
 di Sergio Celle
"dedicato a tutte le donne del mondo"

eroine del mio pensare

eroine della linea curva

 È notte inoltrata. Tutto intorno a me è silenzio. Nella aria sibila leggero un respiro: il mio. Un respiro che sembra avere una sua vita. A poco a poco sento la mente disperdere nel nulla il fardello dei mille rumori e dei mille affanni del giorno. Così lentamente il pensiero si sveste del pesante abito dell’ipocrisia. Volitivo come l’armatura di un antico cavaliere, costruita con abilità da mani sapienti per tutte le stagioni. Un abito volubile, dove le tonalità di una ricca tavolozza di colori, fanno da sfondo a un’infinità di maschere che recitano le tante commedie della vita. Il pensiero si sveste, ammiccando un labile sorriso e cosciente che presto si troverà solo a dibattere con la sua intima voce. È notte e sono solo con me stesso, naufrago nel vasto oceano dell’anima, dove incerto vago fra le sue tormentate acque. Dove cerco  di afferrare sillabe su sillabe, per poterle unire in un intreccio fedele. Fatico a trovare le parole, che stentano a formarsi e a congiungersi, mentre la mia mano traccia nervosamente sulla carta monotone e insignificanti linee rette. Linee che si trovano e si lasciano, che si intrecciano e si perdono, per ritrovarsi e di nuovo perdersi. Un caotico groviglio che mi rammenta intricate vie di una città. Che mi ricorda affilate lame di spade e coltelli. Avvoltoi che si lanciano sulla preda. Il ferro del patibolo. L’odio, l’ingiustizia e il male. L’alto grattacielo del consumo. Il graffiante stridere di una porta come l’efferata mano della crudeltà. Le false tavole della legge. L’urlo silenzioso  della falsità. Il mortale proiettile che giunge al cuore. La fredda porta dell’indifferenza. Gli acuti angoli del dolore e della sofferenza. Il vuoto della solitudine senza amore. Il potere che divide, e l’orrore che semina il buio. Tutto questo è linea retta. Spigoli contro spigoli: il cinismo della disarmonia.

Ma io non amo le linee rette. Io amo la curva. Seni rotondi, ventri pensierosi, capelli al vento, la volta del cielo, le stelle, la luna, le nuvole, le onde del mare e il volo del gabbiano. E come le curve d’un sinuoso corpo di donna, amo gli orizzonti, la corolla del giglio, la coppa del piacere. È una curva l’amore che trasforma l’incertezza in un incanto che avvolge, come il bacio una deliziosa svolta. E tanto la carezza il tocco della seta. Io amo la curva. Arcobaleni senza fine, pioggia sulla pelle come lacrime sul viso. Labbra che si aprono come petali di un fiore. Il palpito del cuore come all’aurora il sorriso del sole. Il granello di sabbia e la vasta duna del deserto. È una tenera curva il parto della vita. È una grande curva la musica del cielo, quanto immenso è il canto della poesia. Ed è infinita curva, il soffio di una voce: la voce del Bello.
Può tutto questo scaturire tracciando e ritracciando un semplice segno sulla carta? Perché no? È il suono che giunge dalla voce del Bello. Giunge come uno sguardo avvolto di dolcezza e tenerezza insieme. Un suono sentito, pensato. Immaginato, catturato, e plasmato di sole parole. Via via nei pensieri si delinea un corpo. E un volto. Un volto dove leggere la poesia in ogni sua piega. Un corpo, dove bagnarsi del suo fiore è cadere nella gola della vita. Un suono cristallino, che posso ascoltare anche se prigioniero di un fitto groviglio di segni. Dove emerge armonico. Quando tutto è racchiuso in un ineffabile segno rotondo. Una linea curva che vibra fra le frequenze di una infinita armonia: Il Bello. La Donna. Il Femminile. È così che io ho immaginato questa notte: il suono della linea curva.

©Sergio Dellestelle

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