venerdì 31 agosto 2012

Charles Baudelaire


Charles Baudelaire. Foto Nadar






Charles Baudelaire. Foto Nadar 

Nel giorno 31 Agosto del 1867 all’età di soli 46 anni, si spegneva dopo una penosa agonia, Charles Baudelaire, poeta, scrittore, critico. Uomo dotato di elevata statura intellettuale e di vasta visione socio-culturale. Alla sua educazione giovanile, per quanto curata nella formazione scolastica, fa eco la mancanza del sostegno, del conforto, dell’affetto amorevole di una famiglia. Lacune queste che si ripercuoteranno sulla formazione caratteriale e spirituale del suo divenire. La sua intimità introversa e la sua delicata sensibilità, sono il contrasto di un carattere dissociato dagli schemi e dai dogmi sociali. Non è errato pensare che le anime più comunemente dotate di passionalità e affinità verso il bello e la bellezza, siano poi le più inclini a cadere nelle infide trame della solitudine interiore. Questa, l’anima di Charles: bella  e maledetta. 
Il punto focale dell’arte di Baudelaire, riflesso nel contesto sociale del suo tempo è, ‘il rifiuto della società borghese’.  Questo non si limita agli aspetti etico politici, ma coinvolge tutto un concetto di realtà, e apre una ricerca di una percezione diversa e autentica dell’uomo nel mondo. In questo risvolto, Baudelaire, inaugura la serie dei "poeti maledetti" Maledetti da una società al cui conformismo, privato di totale mancanza di significato, secondo la prospettiva morale e insieme artistica, questi si oppongono in una rivolta priva di speranza, presentata come testimonianza insopprimibile, e in un certo modo gratuita dalla dignità della coscienza.
E’ proprio in questo periodo che Baudelaire traduce  E.Allan Poe, introducendolo nel circolo della cultura europea.
E.A.Poe, visionario e alcolizzato, dalla vita randagia, travagliata e avventurosa di perenne frustrato. I Racconti e le Poesie di Poe, recuperano un’area che sta fra l’onirico e l’inconscio. Che comprende componenti di orrore e di terrore, ma anche il senso di una realtà diversa dalla coscienza, opposta alla piccola misura del quotidiano.
Con Poe e Baudelaire, s’impone sulla scena della poesia un sorta di "romanticismo negativo"  che nasce dall’amara esperienza della condizione umana in un mondo sempre più privo di riferimenti ideali.
Il poeta non è più il vate capace d’interpretare le esigenze della società, ma un solitario, un maledetto, condannato ad aspirare un’irraggiungibile bellezza, esprimendo soltanto la propria impotenza di vivere.
Si delinea così un divorzio insanabile fra la vita, groviglio abietto e causale di eventi angosciosi, e l’arte, estremo rifugio in universi di forme sempre più perfette e autosufficienti.  Possiamo quindi affermare che è stato Baudelaire a introdurre il ‘Decadentismo, pur non delineando gli aspetti teorici e programmatici che furono introdotti più tardi.
Il senso di disagio provocato dalla violenta trasformazione socio-economica dell'ottocento si  manifesta in due diverse poetiche nell'opera di Baudelaire. La prima, quella del simbolismo, generata da un forte desiderio di ritrovare un tenace legame tra società pre-industriale e natura. In questo legame sono poste in risalto le analogie tra uomo e natura accostati nei diversi messaggi sensoriali provenienti dal mondo naturale. Concezioni espresse attraverso la figura retorica dell’associazione di sfere sensoriali diverse. La seconda, l'allegorismo, derivante dal tentativo di sottolineare il profondo distacco della vita rispetto alla nuova realtà industriale. Distacco che propone al lettore spunti di riflessione che richiedono un'attività razionale per essere compresi. E’ in questo dualismo che Charles fa uso del termine “Spleen” (vocabolo medico inglese che indica la ‘milza’, come sede della malinconia e dell’ombrosità) per indicare la noia, la malinconia aliena, la tristezza senza cause specifiche che i classici chiamano ‘taedium vitae’.
Baudelaire ha scritto diverse liriche usando questo termine, tutte inserite nella prima sezione de: I fiori del male, intitolata Spleen e ideale. 
Questi due opposti sentimenti del poeta sono da un lato, il disgusto per la vita distrutta dalla noia e da una tormentosa inquietudine, e dall’altro l’aspirazione destinata allo smacco, ma caparbiamente teso verso l’infinito e l’assoluta purezza. 
Questo conflitto ha alla base una concezione religiosa: il poeta tenta di sfuggire allo spleen protendendosi verso l’ideale, la bellezza, la purezza, anche se la tensione è vana perché egli ricade nel tormento per una sorta di voluttà della degradazione e della colpa. Ecco allora che si rivolge a mezzi di evasione, ai paradisi artificiali, a Satana - Satana, abbi pietà della mia lunga miseria-, litanie di Satana, nella sezione V de: I fiori del male.
Infine si rivolge alla morte vista come possibilità di esplorare l’ignoto - Al fondo dell’ignoto per trovare del nuovo! - 'Il viaggio', nella sezione IV, ‘La morte’.  Era prevedibile che quest’uomo solo, cercatore d’infinito e investito del mero quotidiano, innamorato del piacere e spronato da un’intelligenza acuta, e vigile, abbandonato alla forza del sogno, prostrato dal dolore della malattia, dal vizio, e dall’impotenza di volontà, non fosse attratto dall’esperienza delle droghe. Ecco lo spirito di poeta, meticoloso, sublime, sempre rivolto alla perfezione compositiva, come se si trattasse di un respiro vitale, che investiva intelletto e morale, percepire e voler percepire nella droga un surrogato dell’amore. Pari a un qualcosa che l’amore non poteva dare.  Un paradiso conquistato e vissuto senza bisogno dell’altro, dove non c’era nessun medico e nessun paziente.
Quel che più colpisce chi legge C.Baudelaire sull’hascisc, sul vino, sull’assenzio, sull’oppio, e sui bordelli, è che tutto appare come realizzazione circostanziale di un viaggio in paesi immaginari, dove la ragione sembra ancora resistere dinanzi a uno spettacolo che affonda i nostri sensi fino a farci dimenticare di essere o non essere. I fiori del male, sono ritenuti dalla maggior parte della critica attuale, il contributo più elevato verso la poesia moderna. 

Charles Baudelaire Parigi 9 aprile 1821- 31 agosto 1867

Carlos Schwabe (1877-1926)
Carlos Schwabe (1877-1926)

                                                     Immagini di Slpeen e Ideale

           All’amico Charles, che da sempre mi accompagna, io dedico questi pochi ma sentiti versi:




dalle profonde urne
d’un vasto universo
un celato mormorio
ha percosso timpani
di perduti padiglioni
al martirio udito
di un’epoca decaduta

ieri di Lei
d’anima candida voce
nata d’arcana libertà
da te imprigionata
in sconsacrata terra
di demone ribelle
non una sillaba
di ascoltata parola

Lei amabile soffio
di canti tacitata
 ombra fedele sempre
musa t’ha sussurrato
della speranza l’inno
del credere la fede
del vivere il verbo

 anarchico ego
 folle visionario
di grigio fumo perso
di pallida spirocheta
derelitto il corpo
di fatuo fuoco
disperso hai tutto

oggi di lei
sacrestale voce
di Amore tace
poesia di vita
sua malmeni l’eco
e senza rimpianti
d’ira imprechi l’urlo
dal silenzio dell’abisso
Tartaro di maledetti
terra di spleen
sponda d’inferno
 e paradiso

from the deep polls
of a vast universe
murmur of a hidden
has beaten gables
of lost pavilions
to martyrdom hearing
an era of decayed

yesterday of Her
candid voice of the soul
born of arcane freedom
imprisoned by you
in deconsecrated earth
of demon rebel
not a syllable
hearded the word

She lovable breath
of chants silenced
always faithful shadow
muse whispered to you
the anthem of hope
of believing faith
of the verb live

anarchist ego
mad visionary
of gray smoke lost
of pale spirochete
derelict body
of fatuous fire
you have missing all

today of her
sacrestale voice
of Love silent
poetry of life
her you shake the echo
and no regrets
the scream of anger curse
from the silence of the abyss
Tartar damned
land of spleen
shores of hell
and paradise

             ©Sergio Dellestelle

giovedì 23 agosto 2012

la donna

Andrea del Sarto: sanguigna su carata
di Sergio Celle
                     

          
...una certa poesia dovrebbe essere cantata tramite la
favella di una donna; la voce pura, tenera e dolce
della donna, ne è la vera essenza musicale...

...un corpo fine, elegante, misura equilibrata d'armonia, è un insieme perfetto, delicato ed esatto .

Questo è un vanto femminile cui deriva più
facilmente il suono della parola...

...la donna è tutto ciò che manca all'uomo...







...l'atto sessuale completa il risvolto sentimentale di un amore, ed è l'atto più nobile e sublime della vita. Prima o poi ogni essere vivente ne diventa primo attore. E di se stesso primo interprete. Questi versi sono dedicati a Lei, la donna...



nella tacita stanza
i vibranti accordi
del romantico Chopin
complici giungevano
ai nostri uditi


noi intenti ad ascoltare
di desiderio le sole note
avvinghiati stretti compenetrati
con l’impossibile voluttà
di creare di due uno soltanto


ansimavi sulle mie parole
e nel tuo mondo
improvvisamente
e inaspettatamente
gli attesi istanti
giunsero e si spensero


stella cadente
come fanciulla
al primo bacio
vibrasti nelle vene
e sposasti l’estasi
che nata ti era dentro


e non solo
dove urla la natura
ma in ogni ovunque del corpo
e della mente
e non fu brevità di attimi
tutto si compì ancora


e ancora
distesa appagata
sorpresa meravigliata
di quell’estatico dono
i tuoi occhi videro il colore
della donna diventata donna
in the silent room
the vibrating chords
the romantic Chopin
accomplices reached
our hearings


we intent to listen
desire of the only notes
clinging tight interpenetrating
with the impossible voluptuousness
to create only one of two


you panting on my words
and in your world
abruptly
and unexpectedly
the expected moments
they came and they are off


shooting star
as a young girl
the first kiss
then you vibrate in the veins
and you married the ecstasy
that you were born in.


and not only
where screams nature
but in each of the body wherever
and inside the mind
and he was not short of moments
yet everything is accomplished


and still
straight and in satisfied
surprise amazed
than ecstatic gift
Your eyes saw the color
the woman became a woman

©Sergio Dellestelle

martedì 7 agosto 2012

The sound of the curved line

by Jan Vermeer (Girl with the Pearl Earring)
pencil drawing on paper
by Sergio Celle


The sound of the curved line

‘Dedicated to all women of the world’
by Sergio Celle


It’s deep in the night.

The silence sorrounds me. A breath lighly whistles in the air: it’s me.
A breath which seems to be alive. I gradually feel my brain getting rid of the heavy burdens of daily noises and anxieties. Thus, the mind pulls off its heavy suit of hypocrisy. Willful like the armor of an ancient knight, skilfully built for any season. A changeable suit where the tonalities of a rich palette of colors are the background of the countless masks playing the wide comedy of life.  The thought gets undressed, chuckling, knowing that it soon be alone, talking to himself.   
It’s late in the night and I am alone with myself, shipwrecked in the wide ocean of the soul, wandering in its stormy waters. 
 I try to catch syllables and  weave them to build a genuine plot. I can hardly find the words, they don’t get well together, while my nervous hand draws meaningless, monotonous straight lines on the paper. Lines that join and separate, that braid and lose themselves, that meet again and then get lost.
A chaotic muddle reminding me of the intricate streets of a town.
Reminding me of sharp swords and knives’ blades. Vultures flying upon their prey. The iron of the gallows. The hatred, the injustice, the evil. The high skyscraper of consume. The scratching squeak of a door like the merciless hand of cruelty. The false laws. The simulating scream of hypocrisy. The deadly bullet that hits the heart.
The silent and cold door of indifference. The narrow corners of pain and sorrow. The emptiness of a loveless solitude. The power that divides and the horror sowing darkness. All this is a straight line. Corners against corners: the cynicism of disharmony. 

But I don’t like straight lines. I like curved lines. Round breasts, thoughtful bellies, hair in the wind, the sky vault, the stars, the moon, the clouds, the sea waves ant the seagull’s flight. And like the curves of a woman’s sweet body, I love the horizons, the core of the lily, the glass of pleasure. It’s a curve the love that turns uncertainty into a wrapping spell, like the kiss, a delightful turning.
As well as a caress and a silky touch. I love the curve. Endless rainbows, raindrops on the skin like tears on the face. Lips that open like flower petals. The beating of the heart like the smiling sun at dawn. The grain of sand and the large desert dune. It’s a tender curve, the birth of life. It’s a big curve, the music of heaven, as immense as the song of a poem. It’s an infinite curve, the puff of a voice: the voice of Beauty.
May all this come out by drawing signs on a sheet of paper? Why not?
It’s the sound coming from the voice of Beauty. It comes like a glance full of sweetness and tenderness. A sound that was felt and thought. Imagined, captured, and mould only by words. Little by little a body is outlined in the mind. And a face. A face where you can read poetry in every wrinkle. A body, where you can bathe in its flower and fall in the throat of life. A crystalline sound that I can listen to, though prisoner of a thick muddle of signs. Where it emerges, full of harmony. An everything is contained in a mysterious round sign. A curved line vibrating among the frequencies of an infinite harmony.
The Beauty, the Woman, the Feminine. That is what I have imagined tonight: the sound of the curved line.

translate by Nicoletta Densi
                                                                                         ©Sergio Dellestelle


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