sabato 12 gennaio 2013

L'ultimo Gabbiano


...vi sono cose nello scibile dell’uomo che vanno al di là della sua stessa comprensione; ma vi sono uomini che non sanno andare al di là del comprendere più accessibile; e come vi sono anime che osano oltre il limite del possibile, altre invece, del
possibile ne fanno un confine pieno di limiti…
foto dal web

 gabbiano d'altri tempi
vagheggia l'illusione
nel tormentato sogno
 di placide acque

silenziosa è la notte
e lunga è la veglia
allorché le ali spieghi
sulle mie membra stanche
ecco già è l’alba.



                                                                                                     *Sogno* 




…a volte mi è necessario, con un sentimento di violenza trattenuta, dire: non è possibile. Io non posso. Io non devo. Poi serro i pugni e con un senso impotente di ribellione li alzo al cielo. E mi sento come stordito.Turbato. Percepisco gli uomini passare, andare, venire, fluire attorno a me somiglianti a ombre colorate e sonore. Ho difficoltà ad afferrare me stesso tramite la mia coscienza. Come se le forze stessero per abbandonarmi. Mi sento come un’entità paralizzata, galleggiare in un maroso infausto. Tutte le influenze possibili si prendono gioco di me, della mia volontà e mi domando: “A che cosa serve? Chi ne beneficia?” I termini, principio, supremo, Dio, non hanno più alcun significato per il mio spirito. Sento esistere a pochi passi da me, per uomini grezzi e sgarbati, felicità e gioia che superano le mie aspirazioni. Come per esempio, amare un’anima che sappia amare di un amore che comprende quegli inesprimibili dolori che sostano nel cuore, senza che la voce abbia espresso il loro nome. Quell’anima che a sua volta soffre, la stessa che io saprei confortare con delicata devozione.
Non credere amico mio, che l’uomo con tutte le sue facoltà, sia capace di sentire tanta felicità quanta
ne può concepire. Esiste nel desiderio come nell’immaginazione meno forza che nella sensibilità.
Supponiamo che d’improvviso ti sia concesso di sostare in una terra incantevole, quella di questo autunno, dove camminando s'un letto di foglie dalle mille tonalità, ti rappresentavi a tratti così vivo e libero. Tu vorresti correre e là trattenerti sempre, credendo di poterne godere, ma il tuo cuore impotente non riuscirà a mantenere la promessa del desiderio. Sentiresti la sorpresa, l’imbarazzo di un’esistenza completamente nuova e vasta, alla quale ti ha reso inadatto per sempre una vita disagevole, accidentata. Travagliata. È possibile tu possa provare analoghi sentimenti contemplando il cielo nelle notti di mezza estate. I poeti possono trarre belle ispirazioni, musicandolo, cantandolo, ma da tale contemplazione non ottengono tutto il diletto che proferiscono. L’ammirevole spettacolo può indurli a una gioia che afferrano, ma che li supera. Ah, questa incompleta emozione la sento adesso da quassù. Su questo millenario scoglio dal faro dormiente che sovrasta il mare. Lo stesso che da sempre mi accoglie nei crepuscoli della sera. E nell’attesa che giunga la notte, ascolto il lento oscillare delle onde increspate dal quieto frusciare del vento. Quando Lei, diafana fanciulla, volteggia armoniosa sui crespi come una divina creatura.
Fanciulla alata di bianca piuma, che libera respiri un’aria fatta, per così dire, di dolcezza e tenerezza, cui io miro come preziose gemme per sollecitare il tuo sorriso; tu vieni incontro a me, a me soltanto e ti lasci accarezzare affettuosamente di una carezza che restituisci con una intensità mille volte più affettuosa.

Sono frastornato. Non so, ma questa insolita fortuna mi sorprende, mi preme in petto e invece di assaporare l’immensa dolcezza, rabbrividisco tanto da non sopportarla. Ah, vorrei essere un angelo per fruire di una felicità divina, sconosciuta, e se l’istante non durasse oltre, proverei la disillusione che segue un bel sogno infranto da un improvviso risveglio...
…“Ah, Jonathan, Jonathan Livingston. Vecchio compagno d’avventure. Dove sei? Dove volge il tuo batter d’ali?”
“Amico mio, sono qui. Tu non puoi vedermi. Il mio corpo più non m'è d’intralcio. Ora volo alla velocità del pensiero. Come il tuo sogno.......”
                                                                                                                                                                                                             
                                                      
         



sogno
è il quieto mar in su la sera
fra mille echi fonde la sua voce
e fra mille flutti
echeggia a ricordare il vano
quando alita Elisio l'acre odor del sale
mentre cala il sole e muore piano




sogno
è il placido volo del gabbiano
silenzioso s’alza in volo
mirando l’innocente preda
laggiù ove null’altro è nulla e dispera
così a volteggiar nell'aria e rimirar nel mare
fino a perdersi nel chiaro della sera


e tu sparuto e solitario schivo eindifferente
di che pensieri va il tuo cullar sull'acqua?
stanche s'adagiano le tue membra
paghe di infiniti voli
e paghi gli occhi d'infinite aurore
di albe di tramonti e di alti scogli

ove soavi notti
contemplavi oltre gli orizzonti
con il sereno con la tempesta
volavi fiero senza padroni
or t'acquieti a vita peregrina
sogni e ti abbandoni


sogno
è il tacito vagar in su la rena
posate e vaghe appaiono l'orme
che mute lasci una dopo l'altra
allorché sale il crespo e un tedio assale
a quelle solitarie forme


sogno
è la pallida luna sorta silenziosa
fra velati nembi e capricciosi cirri
s'affaccia alterna
ah candido viso
per lungo illuminasti la mia via
e così il cuor mio


 
che nell'adagio morir dell'onda
compagno del gabbiano in volo
volge su altra sponda


Jonathan Livingston: alla ricerca del volo
Jonathan Livingston: l'esilio e il risveglio

 J.Livingston e l'anziano Chang: qui ed ora


J.Livingston: gabbiano Fletcher L e Kirk M

J.Livingston: l'amore e la perfezione


                                                          ©Sergio Dellestelle

ps. ringrazio il premio nobel René-Francois-Armand Prudhomme per avermi trasceso s'uno scoglio e fatto sognare. E un altro ringraziamento a R.Bach per aver scritto un racconto breve ricco di spunti morali. 

ps.2. ...qui ringrazio la gentilissima signora Katya per avermi aiutato a riformattare la pagina, in quanto il post-scriptum primario non era visibile ai visitatori, ma soltanto al sottoscritto. E soprattutto ringrazio la signora Sciarada per avermi premurosamente avvertito via mail dell'anomalia. 

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